Foto in posa o reportage spontaneo?
Negli ultimi 2-3 anni ho spesso riflettuto sul mio lavoro ponendomi una domanda fondamentale: in quanti modi si può raccontare un matrimonio?
La risposta che mi sono dato è molto più semplice di quello che sembra, un matrimonio può essere raccontato in qualsiasi modo possibile, purché rispetti due elementi fondamentali.
- Non snaturare lo stile del fotografo
- Soddisfare l'aspettativa degli sposi
I matrimoni sono in fin dei conti simili tra loro per struttura generale, la differenza maggiore è data dalla componente umana. Che sia una festa bucolica, un ricevimento elegante o una celebrazione intima, quello che cambia di volta in volta sono gli sposi e gli invitati che ruotano intorno ad essi. Quello che più mi piace è costruire il racconto intorno ai protagonisti, rendendolo personale e veritiero. Spendo molto tempo durante la giornata ad interfacciarmi con le persone e rendere la mia presenza e quella dei miei collaboratori meno ingombrante, meno formale. Il mio è un approccio umano che punta ad avvicinarsi alle persone in modo da capirne meglio le esigenze e i desideri.
"Non amiamo le foto in posa"
Il vero tormentone degli ultimi anni comunque, è il grande dilemma delle cosiddette foto in posa. Ci si potrebbero scrivere libri e libri su questo argomento, ma resterebbe sempre spinoso, difficile da affrontare e il più delle volte mal visto. È un pensiero comune quello del fotografo che sequestrerà gli sposi per ore mentre gli invitati aspetteranno affamati e annoiati il loro arrivo al ricevimento. Alcuni fotografi lo fanno, e sono apprezzatissimi, il loro lavoro è erroneamente oggetto di critiche ma la realtà racconta tutt'altro, come ho detto esistono tanti modi per raccontare qualcosa e non c'è un aspetto più valido di un altro.
Per il cliente, capire che tipo di fotografo ingaggiare è fondamentale per una buona riuscita del servizio. Se non siete amanti delle "foto in posa" allora il fotografo che realizza maggiormente quel tipo di immagini non fa per voi. Per il fotografo, capire come gestire gli sposi, come raccontare il matrimonio, come valorizzarlo e renderlo unico è altrettanto fondamentale.
Un po' di posato ci vuole sempre!
Per come la vedo io, mettersi in posa non è da considerarsi una tortura medievale. Anzi in molti casi è fondamentale, come nelle foto di famiglia, ad esempio. Anche quelle sono in posa. Con l'esperienza ho capito che si può fare tutto il reportage che si vuole, ma una foto con la nonna o con la zia della sposa deve esserci sempre, a meno che il fotografo non voglia inimicarsi più di qualche generazione. Ciò che conta, anche qui, è l'approccio.
Ho preso spunto per questo articolo dal matrimonio di Massimo e Ginevra, della scorsa stagione. Due ragazzi sorridenti e amichevoli che hanno celebrato la loro festa in un bellissimo giardino non molto lontano da Napoli. L'approccio è stato di stampo reportage quasi per tutta la giornata, il team è stato libero di esprimersi al meglio e tutti gli invitati hanno potuto godersi appieno la giornata e gli sposi. Di tutte queste foto, riuscireste a dire quali sono "posate" e quali "spontanee"?
- Photographers: Raffaele Aquilante, Claudia Giglio, Paola Berretta
- Wedding Planning: Cirque D
- Location: Villa Baia dei Cesari
- Band: Sarah Honey & the Cherry Pie
- Stationery: Iumi Wedding Boutique
- Bouquet: Grimaldi Flora Design
- Hairdressing: Giò D'Amato, Paco & Co.
- Bride Dress: Elisabetta Polignano
- Groom Suit: Sartoria Rossi